Approvato il disegno di legge contro la carne coltivata.

Un divieto preventivo di produzione e commercializzazione in Italia di carne coltivata.

by Maria Mantova
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Il 16 novembre scorso l’Assemblea di Montecitorio ha detto  no alla carne coltivata.

Lo ha fatto con 159 sì, 53 no e 34 astenuti approvando il disegno di legge presentato dal ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che proibisce la produzione e l’immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari oppure di tessuti derivanti da animali vertebrati.

L’iter di formazione della legge, però, non è ancora terminato. Infatti, una volta approvata da entrambi i rami del Parlamento,  la legge dev’essere firmata dal Presidente della Repubblica e pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Il ddl prevede  il divieto della denominazione di “carne” per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali  e multe da 10mila fino a 60mila euro (oppure fino al 10% del fatturato).

In sostanza l’Italia ho introdotto un obbligo di “non fare”: non produrre e non commercializzare.

Un divieto, a ben vedere, “preventivo” in quanto attualmente la commercializzazione della carne coltivata è vietata in tutta l’Unione europea.

Nel mondo solo Singapore e Stati Uniti hanno approvato la vendita di prodotti da agricoltura cellulare.

Con una lettera ‘No questions’ la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha accettato le conclusioni di Upside Foods, un tempo nota come Memphis Meat, pioniera mondiale nel campo della carne coltivata,  secondo cui il suo pollo coltivato è sicuro da mangiare.

Perchè gli Stati Uniti hanno approvato la vendita della carne coltivata?

Mentre gli Stati Uniti applicano un principio basato sul rischio a rigore del quale si bandisce un prodotto solo se c’è una evidenza scientifica forte di effetti dannosi, l’Unione Europea si rifà al principio di precauzione che è teso a prevenire potenziali danni.

Ad oggi, però, è bene chiarire che l’Unione Europea è in attesa che l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (EFSA), con sede a Parma, si pronunci sulla commercializzazione o meno della carne coltivata in UE.

Pertanto il divieto – obbligo di non fare, riguarda una fattispecie non ancora esistente.

Inoltre il divieto di importazione contenuto nella legge approvata dal Parlamento italiano potrebbe essere giudicato in contrasto con il principio di libero scambio tutelato dal diritto Ue e portare all’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia e alla irrogazione di sanzioni.

 

 

 

 

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